J. W. Waterhouse, Eco e Narciso (1903)
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Una riflessione sul nostro tempo fra denuncia e introspezione, tra cronaca e letteratura

 

 

 

Il Club Castel del Monte Host affida al grande teatro, in uno spettacolo di rara intensità, una profonda riflessione e una denuncia delle atrocità del presente, delle sciagure che quotidianamente occupano le cronache dei giornali, senza la speculazione sul dolore altrui. Per squarciare il velo di assuefazione non ricorre a immagini cruente o urlate ma a quella leggerezza dell’essere, alla magia e a quell’etereo soffio di vita di cui il teatro è capace.

Venerdì 28 ottobre ha visto gli spazi del Park Hotel Castel del Monte, sede dell’omonimo Club presieduto da Pasquale Cannillo, trasformarsi in un teatro con la messa in scena di “Passioni, diario dei giorni e delle notti”, pièce teatrale scritta e interpretata da Nunzia Antonino, formidabile attrice e scrittrice conterranea già allieva di Gassman e Albertazzi, per la regia di Carlo Bruni, attore, autore, già direttore artistico dei teatri Kismet e Piccinni di Bari.

Il Meeting-rappresentazione è stato organizzato nell’ambito delle iniziative per il Tema di Studio Nazionale sulla violenza alle donne a ai bambini, dandone un taglio diverso e sotto certi aspetti originale, vivendo da un lato un groviglio di speranze e dall’altro il disperato infrangersi delle stesse.

La piéce inizia con le cronache del naufragio dell’ennesima carretta del mare, le vite spezzate e quelle mai nate, vittime innocenti di una “violenza” gratuita e imprevista, quasi ostaggio di governi che si rintuzzano quei carichi umani rinfacciandosi le reciproche responsabilità.

Il testo ha assunto un taglio autobiografico, divenendo un viaggio nelle passioni della protagonista, fatto di retrospettive, presente e slanci nel futuro. Un tuffo nella sfera emotiva che diventa quella di ognuno di noi, fatta di ricordi di bambina, l’amore, il professore del liceo, le raccomandazioni della mamma, il mare, i libri che fanno crescere. Una esperienza che si fortifica nel “raccontare il disagio, per approdare a una promessa di speranza mettendo insieme ricordi, sapori, paesaggi abitati, incontri sognati”.

Più che monologo teatrale, lo spettacolo è stato conversazione, grazie all’osmosi fra palco, proscenio e platea. Da un lato l’interpretazione magistrale della Antonino, che passa dalle pagine di un quotidiano a quelle dei “suoi” ricordi e dei suoi scritti; dall’altro lato, il pubblico: ricettivo, partecipe, attivo. Un’unica comune emozione.

I presenti hanno così vissuto il contrasto fra cronaca e letteratura. Alla prima sono affidate le parole dure che il bombardamento delle news ha stemperato, sbiadendo quelle immagini di un barcone che affonda nel Canale d’Otranto o di Sicilia, che importa, ormai una non-notizia, un prodotto da tritacarne mediatico. Alla seconda è affidata la levità del vivere, la bellezza e semplicità della natura, l’infanzia, il gioco, l’amore. Il tutto sempre ben amalgamato con riflessioni personali, non mutuate dalla penna di uno scrittore.

Questo dualismo tra cronaca e letteratura, intesa, quest’ultima come groviglio di emozioni più o meno espresse, viene vissuto quotidianamente allorquando si scoprono e si commentano fatti di efferata cattiveria e inaudita barbarie, fatti che rischiano di non essere più notizia e che tuttavia suscitano sempre sdegno e compassione. Così l’allegoria del naufragio del barcone, portata in scena dalla Antonino, è un po’ il racconto dei disagi vissuti ogni giorno soggetti indifesi, che siano donne o bambini, in contrasto con una ricorrente quotidianità che rende pericolosamente tutti assuefatti.

Il dramma iniziale è così sempre presente nello spettatore. Emerge non con la speculazione, ma per contrapposizione. Così la denuncia iniziale incontra, sul proscenio, lo sdegno incredulo dello spettatore che sembra quasi toccare per la prima volta notizie già diffuse.

Poi sulla scena riprendono vigore le piccole emozioni del quotidiano, le passioni – appunto – per le quali la vita è vita degna di essere vissuta. Ed ecco quella contrapposizione originale, la chiave che regge la denuncia pubblica e l’introspezione privata, l’intimo e il sociale, quello che quei corpi annegati hanno perso e quello che abbiamo sotto gli occhi ogni giorno noi, “più fortunati”.

Così la piéce teatrale ha offerto lo spunto per una riflessione più approfondita che certamente non si è esaurita con il termine della serata ma che impegnerà tutti in futuro nella promozione e diffusione del concetto di rispetto della personalità e della vita stessa delle donne e dei bambini. Questo è il senso del Tema di Studio e dell’impegno del Club Castel del Monte Host.